Laura Bassi

29 ottobre 1711

Soli cui fas vidisse Minervam

Nata a Bologna il 29 ottobre 1711, Laura Maria Caterina Bassi, esperta di fisica newtoniana e studiosa dei fenomeni legati all’elettricità, fu tra le scienziate più attive del XVIII secolo. Avviata agli studi sotto la sapiente guida di Lorenzo Stegani, suo insegnante di grammatica, latino e francese, e Gaetano Tacconi, che la avviò alla logica, alla filosofia naturale e alla metafisica, «mostrò dai più teneri anni sommo genio e talento» (Serie di vite e ritratti, p. 127), ma le sue doti rimasero per diverso tempo a chiunque «occulte fuori che ai maestri suoi» (Zanotti, Bologna, lettera del 9 aprile 1732).

Il «singolare ingegno» di Laura fu infatti reso noto solo nell’aprile 1732, quando, all’età di ventun anni, sostenne pubblicamente, e «in correttissima lingua latina», la disputa De universa re philosophica, in cui difese 49 tesi di logica, fisica e metafisica. Ad assistere all’evento accorse l’intera cittadina e particolarmente solenni furono gli omaggi dedicati alla protagonista, dalla pubblicazione di «libri copiosi di poesie» al conio di una medaglia le cui incisioni la ritraevano da un lato con i titoli accademici appena ricevuti, dall’altro al cospetto della dea della Sapienza (Govoni, Laura Bassi, p. 133) con il motto Soli cui fas vidisse Minervam (LVCAN. 1, 598). Il 12 maggio le fu conferita la laurea in filosofia e il 27 giugno la cattedra onoraria presso l’Archiginnasio di Bologna; non le fu consentito, ratione sexus, insegnare regolarmente nell’edificio dell’Università, ma le venne riconosciuta la possibilità di impartire lezioni private e una retribuzione annua di cinquecento lire. Laura Bassi fu dunque la prima donna in Europa a ottenere un incarico universitario remunerato (Cavazza, Laura Bassi, p. 376).

Nel 1749 istituì, nella propria abitazione, un laboratorio di fisica sperimentale, attività «da lei sostenuta con tal credito e virtù, che non passava da Bologna alcuna persona distinta per dignità e dottrina, la quale non volesse udire e conoscer la Bassi» (Venturi, Storia di Scandiano, p. 150). Del vasto numero di frequentatori, e del conseguente bisogno di accrescere e migliorare la strumentazione per gli esperimenti, diede notizia lei stessa all’amico Flaminio Scarselli in una lettera del 14 giugno 1755: «Sono già sei anni ch’io cominciai a dar corsi privati in mia casa di sperienze fisiche, facendo otto mesi di Lezioni quotidiane accompagnate da sperimenti ed avendo fatte fare a mie spese le macchine necessarie, oltre le già preparate da mio marito quando era Lettore di Filosofia. La cosa intanto è cresciuta a segno che, invece di gioventù, vengono a questi Corsi persone provette e bene spesso forestieri d’impegno, onde mi vedo in necessità di pensare ad accrescere la suppellettile, e massime delle macchine più composte».

Il continuo procedere dei suoi studi e l’assegnazione di una cattedra di fisica sperimentale presso l’Istituto delle Scienze (1776) le permisero di diventare membro dell’Accademia delle Scienze di Bologna, a cui fu ammessa, unica donna, per nomina diretta di Benedetto XIV. Appartenne anche, fra le altre, alle Accademie dei Gelati e degli Inestricati di Bologna, degli Apatisti di Firenze e degli Agiati di Rovereto; in Arcadia, nella Colonia Renia, ebbe il nome di Laurinda Olimipiaca (Borsi, Una gloria bolognese del secolo XVIII, p. 72).

L’abbiamo vista far cenno ad un marito: quando si diffuse la notizia del suo matrimonio con lo scienziato Giuseppe Veratti, sia la comunità scientifica, sia il bel mondo di Bologna «immediatamente se ne fece beffe, non già per lo sposo, che era giovine di tutto merito, ma piuttosto per la sposa, la quale sembrava far meglio a starsene vergine in qualche ritiro» (Comelli, Laura Bassi e il suo primo trionfo, p. 220). Al di là dell’ironia più o meno malevola, si trattava di una situazione topica: come già accadeva per gli uomini (si pensi all’ode alla Musa del Parini), la decisione di sposarsi era sentita come un addio al mondo della letteratura e degli studi, e sovente realmente lo era. Tuttavia la Bassi ebbe un’accortezza analoga a quella che aveva avuto a suo tempo Faustina Maratti, come si evince da una lettera inviata al medico riminese Giovanni Bianchi: «Godo sommamente d’aver incontrato […] un così ditto estimator delle cose, come ella lo è, perché sia incapace di condannarla quasi un totale distaccamento da que’ studi che sono in obbligo di professare, ed a quali io ho anzi preteso di poter per questa via con più di libertà quietamente attendere, e perciò ho scelta persona, che cammina la stessa strada delle Lettere e che per lunga sperienza ero certa che non me ne avrebbe distornata» (Ceranski, Il carteggio tra Giovanni Bianchi e Laura Bassi, p. 224).

In seguito alla sua morte, avvenuta il 20 febbraio 1778, non mancarono lodi e apprezzamenti per quella «donna d’ingegno singolare» e «moglie esemplare […] e ottima madre» (Masi, Laura Bassi ed il Voltaire, p. 13). Lazzaro Spallanzani, suo caro cugino e allievo, la ricordò con queste parole in una lettera del 30 aprile 1782: «Veneranda Maestra, di cui sarò sempre ricordevole finché avrò spirito e vita, dire potendo con verità che quel pochissimo ch’io so lo debbo in origine ai savi insegnamenti di lei» (Opuscoli religiosi, letterarj e morali, p. 289).

Bibliografia: Ada Borsi, Una gloria bolognese del secolo XVIII. (Laura Bassi), Bologna, Tipografia Cuppini, 1915; Marta Cavazza, Laura Bassi in Il contributo italiano alla storia del pensiero. Appendice VIII della Enciclopedia Italiana di Scienze, Lettere ed Arti, vol. IV, Scienze, 2013, pp. 376-379; Beate Ceranski, Il carteggio tra Giovanni Bianchi e Laura Bassi, 1733-1745, in «Nuncius», IX, 1, 1994, pp. 207-231; Giambattista Comelli, Laura Bassi e il suo primo trionfo, in Studi e Memorie per la storia dell’Università di Bologna, Bologna, Cooperativa Tipografica, 1912; Paola Govoni, Laura Bassi in Icone di Scienza. Autobiografie e ritratti di naturalisti bolognesi della prima età moderna, a cura di Marco Beretta, Bologna, Bononia University Press, 2020, pp. 131-135; Ernesto Masi, Laura Bassi ed il Voltaire, in «La Rassegna settimanale», I, 20, 1878, pp. 372-373; Opuscoli religiosi, letterarj e morali, IV, t. XVII, f. XLIX; Serie di vite e ritratti de’ famosi personaggi degli ultimi tempi, Milano, Batelli & Fanfani editori, vol. II, 1818, pp. 126-128; Giambattista Venturi, Storia di Scandiano, Modena, G. Vincenzi & Co., 1822, p. 150-151.

Sitografia: Biblioteca digitale dell’Archiginnasio – Laura Bassi e le carte di Famiglia; consultato il 08.11.2022 alle ore 17.52: http://badigit.comune.bologna.it/mostre/laurabassi/testipannelli.htm

Autore: Maila Vaccaro
Revisore: Maurizio Campanelli

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