La rogazione delle Leggi

20 maggio 1696

«Penes Commune summa potestas esto»

Fin dalla fondazione l’Arcadia si presenta come una «Conversazione letteraria in forma di Repubblica democratica» (Crescimbeni, Dell’istoria della volgar poesia, vol. IV, p. 308); assetto che riconferma con le Leges, votate domenica 20 maggio 1696, nel corso di una Ragunanza tenutasi al Bosco Parrasio presso gli Orti Farnesiani. Incise su tavole di marmo donate da Antonio Farnese, figlio di Ranuccio II, duca di Parma e Piacenza, le Leges furono lette ad alta voce e poi approvate all’unanimità. Delle lastre marmoree esposte in quella occasione è memoria in quelle, di diversa provenienza, collocate nell’attuale Bosco Parrasio, alle pendici del Gianicolo.

Come evidenziato di recente da Maurizio Campanelli, le Leges rappresentano il manifesto ideologico dell’Accademia, ciò che fa del Commune degli Arcadi un corpo giuridico e politico del tutto autonomo e indipendente, a partire dalla legge I, che afferma solennemente la piena libertà dell’esercizio democratico del potere: «Penes Commune summa potestas esto. Ad idem cuilibet provocare ius esto», ‘Il potere supremo sia nelle mani della Comunità. Ognuno abbia il diritto di appellarsi ad essa’ («Per l’avanzamento del nostro Commune», p. 23). Nonostante siano atipiche, in quanto prive dell’elemento coercitivo che caratterizza ogni legislazione, le Leges regolano in modo non dissimile da una Costituzione la repubblica arcadica, una comunità di sapienti che ha come scopo la promozione delle arti e delle scienze utili al progresso dell’uomo, con particolare riguardo alla poesia (ivi, pp. 19-21). In particolare, le Leges sanciscono l’avvenuta separazione degli Arcadi dal corpo sociale di provenienza, la deposizione cioè della persona civilis e la conseguente assunzione, attraverso la persona pastoralis, di una nuova identità, affinché possa compiersi a pieno quel ritorno allo stato di natura posto a fondamento del nuovo sodalizio (ivi, pp. 15-16). È infatti dal possesso di una proprietà terriera, comprendente sia uno spazio pubblico, il Bosco Parrasio, sia degli spazi privati, le Campagne assegnate ai singoli Pastori, che l’Arcadia è legittimata a esistere come corpo politico e ad agire in nome del recupero del buon gusto, in qualità di repubblica letteraria (ivi, p. 31).

Bibliografia: Giovan Mario Crescimbeni, Dell’Istoria della volgar poesia, vol. IV, Venezia, Lorenzo Baseggio, 1730; Maurizio Campanelli, «Per l’avanzamento del nostro Commune». Diritto e filosofia alle origini dell’Arcadia, in Canoni d’Arcadia. Il custodiato di Crescimbeni, a cura di Maurizio Campanelli, Pietro Petteruti Pellegrino, Paolo Procaccioli, Emilio Russo e Corrado Viola, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2019, pp. 11-32.

Autore: Maila Vaccaro
Revisore: Pietro Petteruti Pellegrino

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