Addio ad Amedeo Quondam

29 marzo 2024

Amedeo Quondam, Arcade con il nome di Nicandro Alidonio, Socio corrispondente dal 1974, Socio ordinario dal 2001, ci ha lasciati venerdì 29 marzo 2024. Nato a Penna in Teverina il 31 agosto 1943, era stato professore ordinario di Letteratura italiana a Cagliari dal 1976 al 1978, quindi presso l’Università «La Sapienza» di Roma: qui, dopo aver diretto a lungo il Dipartimento di Italianistica e Spettacolo (dal 1996 al 2002 e dal 2005 al 2008), aveva chiuso la carriera accademica nel 2013, con la nomina a professore emerito.

Quondam sarà ricordato come uno dei massimi protagonisti dell’Italianistica degli ultimi decenni, sia per la vasta e basilare produzione scientifica, sia per la straordinaria attività organizzativa: uffici entrambi sempre affrontati in funzione di interessi culturali convergenti. Mentre infatti elaborava imprescindibili indagini multidisciplinari (tra letteratura, storia, arte, antropologia) sul Classicismo come tipologia culturale dell’Antico Regime, contestualmente operava, prima con il ruolo di Segretario (dal 1976 al 1986), poi di Presidente, nella fondazione e nello sviluppo del centro studi «Europa delle Corti», luogo d’incontro di competenze diverse, attivissimo nella promozione di convegni e nell’editoria scientifica. D’altra parte, mentre intraprendeva studi sul Rinascimento italiano che hanno contribuito in misura decisiva al riscatto (dalle preconcette condanne di matrice desanctisiana) di questa prestigiosa età della nostra tradizione, contemporaneamente riusciva a riunire i più appassionati studiosi del periodo (sia giovani che già affermati) nella straordinaria esperienza dell’Istituto di Studi Rinascimentali di Ferrara, di cui fu direttore dal 1986 al 1992. Ancora, mentre il suo pionieristico ricorso ai metodi della rilevazione quantitativa gli consentiva di pervenire a sintesi memorabili come La letteratura in tipografia, del 1983, parallelo era il suo impegno nella promozione di attività funzionali alla costituzione di banche di dati bibliografici (in collaborazione con l’ICCU, o autonomamente con il progetto Biblia, del 1996), che colmassero lo storico ritardo italiano nel campo della catalogazione libraria, rispetto ad altre, ben più attrezzate realtà occidentali. Infine, mentre l’intuizione delle potenzialità di ricerca aperte, nell’interrogazione dei testi, dall’utilizzo di tecnologie informatiche gli consentiva di realizzare ricerche estremamente innovative, come i saggi raccolti nel volume Il naso di Laura (1991), o la straordinaria edizione dell’opera che quel titolo aveva ispirato, La civil conversazione di Stefano Guazzo (1993), fondamentale era il suo contributo alla costituzione del Centro Interuniversitario Biblioteca Italiana telematica (Ci-bit), che egli avrebbe diretto dal 2000 al 2011, e che fin dal 1996 (dal 2003 in un nuovo assetto) mette a disposizione degli studiosi uno strumento fondamentale come la Biblioteca digitale Bibit (Biblioteca italiana).

L’elenco delle attività scientifiche e organizzative svolte da Quondam sarebbe ancora lungo. Chi più da vicino collaborava con lui restava affascinato tanto dall’apertura di continue aree di ricerca, quanto dal coinvolgimento in sempre nuovi impegni istituzionali (come il Dottorato internazionale «Il Rinascimento italiano in prospettiva europea», attivo presso «Sapienza Università di Roma» tra il 2002 e il 2005). Possono suggerire un’idea di questa instancabile operosità numeri come le circa 250 pubblicazioni, e le oltre 300 unità bibliografiche, costituite da libri di altri studiosi, curate o accolte nelle varie collane e riviste da lui dirette. Questa costante, appassionata promozione degli studi italianistici trovò la sua massima espressione istituzionale nell’impegno profuso per l’ADI, l’Associazione degli Italianisti, di cui Quondam fu uno dei fondatori nel 1996, per divenirne poi Segretario nazionale nel 2002, quindi Presidente dal 2005 al 2011.

Ma se a un compiuto inventario della ricchissima eredità culturale lasciataci da Quondam dobbiamo qui rinunciare, il nostro ultimo, orgoglioso pensiero necessariamente si rivolge alle origini del percorso metodologico sopra accennato: il quale, come lo stesso Quondam amava rievocare, affonda tutte le sue multiformi radici negli studi giovanili sull’Accademia dell’Arcadia, nati dalla tesi di laurea con cui Binni, a sorpresa, lo avviò nello studio di Gian Vincenzo Gravina. Appassionatosi al tema, affrontato sperimentando innovativi e diversi strumenti d’indagine, tra il 1968 e il 1976 Quondam pubblicò circa venti lavori di pertinenza arcadica, tra cui le edizioni degli Scritti critici e teorici e delle Egloghe di Gravina, quella delle Satire del Sergardi, libri e saggi dedicati ancora a questi autori, a Vico, e all’Istituzione stessa esaminata nelle sue dinamiche storiche: l’ingresso di Quondam in Arcadia fin dal 1974 fu la naturale conseguenza di questi studi ancora preziosi.

Italo Pantani

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