Scrivere lettere nel Cinquecento

Scrivere lettere nel Cinquecento. Corrispondenze in prosa e in versi, a cura di Laura Fortini, Giuseppe Izzi, Concetta Ranieri (Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2016, «Studi e testi» 3).

Il Cinquecento è un periodo particolarmente importante, nella lunga e articolata storia della scrittura epistolare: l’apparizione del libro a stampa permette infatti alle lettere in volgare di divenire libri e così di interloquire con la tradizione dell’epistolografia latina, anche umanista. Al progressivo attestarsi del genere editoriale, al suo vario articolarsi in esperienze anche molto diverse a firma di scrittrici e scrittori del Rinascimento sono dedicati i contributi di questo volume, che riattraversano la dimensione artistica ed editoriale di Aretino e Bembo, di Maria Savorgnan, Veronica Gambara, Vittoria Colonna e Tullia d’Aragona; e quella di personalità come Ariosto, Mario Equicola, Francesco Maria Molza e Cesare Rao, fino ad arrivare a Torquato Tasso e alla proposta di lettura che di questa esperienza letteraria presenta Leopardi nella Crestomazia. Altrettanto decisivi si rivelano il versante della lingua cortigiana di Castiglione e più ampiamente quello della lingua degli epistolari cinquecenteschi nel loro progressivo costituirsi come genere letterario, i carteggi che intercorsero tra gli artisti e la presenza della funzione epistolare nella novellistica, spia testuale dell’essere la lettera costantemente in equilibrio tra privato e pubblico, tra progettualità letteraria e forma della comunicazione.

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