Gaetana Passarini

20 giugno 1694

Una poetessa che voleva «del vulgo vil fuggir la sorte»

Gaetana Passarini, nata a Spello probabilmente nel 1671 e morta dopo il 1726 (anno in cui i Componimenti poetici delle più illustri rimatrici d’ogni secolo raccolti da Luisa Bergalli la danno come vivente), fu tra le più prolifiche poetesse della prima Arcadia.

Poco più che ventenne, il 20 giugno 1694, Passarini fu annoverata in Arcadia come «pastorella straniera» con il nome di Silvia e l’appellativo di Licoatide, derivato dal «Tempio di Diana Licoatide» (secondo quanto si legge nel verbale della prima Ragunanza della quarta stagione). Fu l’ottava donna ammessa nell’Accademia. Successivamente entrò a far parte dell’Accademia dei Rinvigoriti nella colonia di Foligno, con il soprannome «Provida», e dell’Accademia dei Quieti di Spello; e nel 1725 fu la prima donna ad essere accolta nell’Accademia degli Ottusi di Spoleto.

Gaetana fu la seconda della famiglia Passarini ad entrare in Arcadia: Francesco, il fratello maggiore, era stato annoverato con il nome di Linco Telpusio il 30 ottobre 1690, primo pastore forestiero. In seguito, nel 1703, fu ammesso con il nome di Olimpio Batilliano anche il fratello minore Ferdinando. Dal profilo biografico scritto da Ferdinando per Francesco (Notizie istoriche degli Arcadi morti, II, pp. 59-62) e da alcuni componimenti della poetessa è possibile ricavare qualche notizia sulla famiglia. Gaspero Passerini, il padre, «serviva di segretario» presso Gualdo Tadino, dove nacque Francesco il 30 aprile 1654; dopo circa 12 anni la famiglia si trasferì a Spello, dove nacquero Gaetana, Ferdinando e almeno un altro fratello e un’altra sorella. Alla morte di Gaspero, nel 1685, Francesco tornò da Roma a Spello per occuparsi della famiglia, divenendo tutore della giovane Gaetana, allora quattordicenne. La sorella fu influenzata dall’ideale poetico del fratello, antibarocco e improntato a un ritorno a Petrarca, tanto che nelle sue poesie è chiaramente rintracciabile quello «istile piano e facile», «senza traslati» e quei «pensieri sodi, giusti e felicemente condotti» che, secondo Ferdinando, erano propri della poesia di Francesco (ivi, pp. 60-61).

Il primo sonetto a stampa di Gaetana, Quando con gli occhi della mente io miro, figura nell’Istoria della volgar poesia di Crescimbeni. Ed è proprio con il Custode d’Arcadia che la poetessa sembra avere un legame abbastanza stretto: nei manoscritti dell’Archivio dell’Arcadia si trovano infatti diverse sue lettere a lui, che da parte sua le dedica diversi componimenti, e soprattutto indirizza il proprio canzoniere amoroso di ispirazione petrarchesca «A Silvilla pastorella arcade».

Altri componimenti di Gaetana figurano in diverse raccolte pubblicate nel primo quarto del Settecento e nelle Rime degli Arcadi, in particolare nel IV tomo. La poetessa fu apprezzata anche durante il XVIII secolo, come testimonia la presenza di alcuni suoi componimenti in diverse antologie, tra cui la Scelta di sonetti di Teobaldo Ceva (1735), più volta ristampata (l’ottava e ultima edizione è del 1822). Nel secolo successivo la fortuna della scrittrice ebbe un brusco declino, e il suo nome rimase vivo solo in dizionari biografici o trattazioni specificatamente dedicate alla poesia femminile. Qualche sparuta menzione elogiativa si ebbe ancora nella prima metà del Novecento: Carlo Villani afferma che nei versi di Passarini «vi è sempre una nota profonda di affetto, che molce l’animo e inavvedutamente lo conquide» (Stelle femminili, p. 513); e Iolanda De Blasi sostiene che «possiamo, tra le men note alunne d’Apollo che sciolsero i loro carmi nella prima metà del secolo XVIII, additarla come la più facile e immediata per ispirazione, e la più molle e cantante per esecuzione» (Le scrittrici italiane, p. 252). Più recentemente Tatiana Crivelli ha inserito alcuni sonetti della poetessa in un ampio discorso sui componimenti luttuosi (La donzelletta che nulla temea).

Nel 2002 è stata pubblicata un’edizione parziale delle Rime di Passarini, a cura di Maria Ambrogi Mann, sulla base di alcuni testimoni a stampa; un’altra edizione condotta a partire dai manoscritti, che ha permesso di recuperare un buon numero di inediti e insieme di osservare la prassi correttoria della prima Arcadia, è disponibile dal 28 ottobre 2020 in questo sito, nella sezione dedicata ai saggi di edizione.

Bibliografia: Notizie istoriche degli Arcadi morti, II, Roma, Antonio de’ Rossi, 1720; Componimenti poetici delle più illustri rimatrici d’ogni secolo, Venezia, Antonio Mora, 1726; Scelta di sonetti con varie critiche osservazioni, Torino, Mairesse, 1735; Carlo Villani, Stelle femminili, Napoli, Società Editrice Dante Alighieri, 1915; Iolanda De Blasi, Le scrittrici italiane dalle origini al 1800, Firenze, Nemi, 1930; Gaetana Passerini, Rime, a cura di Maria Ambrogi Mann, Perugia, Fabrizio Fabbri Editore, 2002; Tatiana Crivelli, La donzelletta che nulla temea. Percorsi alternativi nella letteratura italiana tra Sette e Ottocento, Roma, Iacobelli, 2014.

Autore: Stefano Crescenzi
Revisore: Pietro Petteruti Pellegrino

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