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Conferenza di Andrea De Pasquale

Bodoni e l’Arcadia

15 gennaio 2021
Roma, Biblioteca Angelica, 17:00

La conferenza, che si è svolta a porte chiuse a causa dell’emergenza sanitaria, è disponibile anche sul canale YouTube dell’Arcadia.

Il 26 maggio 1782 Giambattista Bodoni manifestava per lettera al Custode generale d’Arcadia Gioacchino Pizzi la sua gratitudine per essere stato ammesso in Arcadia con il nome di Alcippo Perseio due mesi prima. Bodoni all’epoca era ormai tipografo affermato: giunto a Parma a dirigere la Stamperia Reale nel 1768, aveva già dato grandi prove di maestria nell’arte tipografica e nella fabbricazione dei caratteri, che l’avevano portato a ricevere il plauso di illustri personaggi e bibliofili, tra cui i poeti della colonia arcadica di Parma. Tra questi il conte Aurelio Bernieri Terrarossa (Iperide Foceo), Vicecustode della Colonia parmense, che sollecitò l’ammissione in Arcadia. Il suo ingresso nel sodalizio non fu il frutto di una segnalazione occasionale, ma il coronamento di un intenso rapporto. Sicuramente Bodoni aveva già conosciuto l’ambiente dell’Arcadia durante il suo apprendistato romano, quando era giunto alla stamperia di Propaganda Fide, e a Parma era arrivato l’anno della morte dell’abate Carlo Innocenzo Frugoni (Comante Eginetico), di cui pubblicò le opere nel 1779, ricevendo l’ammirazione di Luigi Godard, futuro Custode generale. Inoltre tutto il catalogo bodoniano è contraddistinto da opere di Arcadi celebri, soprattutto della Colonia parmense: dal conte Castone Rezzonico (Dorillo Dafnio) ad Angelo Mazza (Armonide Elideo), da Antonio Cerati (Filandro Cretense) al conte Jacopo Antonio Sanvitale (Eaco Panellenio). Molti altri Arcadi, non parmensi, si rivolsero a Bodoni per la stampa delle loro opere: dal padre carmelitano Giuseppe Maria Pagnini (Eritisco Pileneio) al principe Vincenzo Maria Imperiale di Francavilla (Sosare Itomejo), e anche alcuni stranieri, tra cui Leandro Fernández de Moratín (Inarco Celenio). Da citare sono anche le edizioni delle opere di Teresa Bandettini (Amarilli Etrusca), delle poesie per Maria Luisa Cicci (Erminia Tindaride) e soprattutto degli Atti della solenne coronazione fatta in Campidoglio della celebre Maria Maddalena Morelli (Corilla Olimpica), di cui Bodoni era un grande estimatore (la chiamava la «decima musa»), impresa tipografica del 1779 davvero coraggiosa, viste le polemiche seguite all’evento. Un’attenzione particolare merita anche la moglie di Bodoni, Margherita Dall’Aglio, che nel 1792 fu cooptata fra le pastorelle d’Arcadia (Cloride Tanagria), e che è stata autrice di interessanti componimenti poetici.

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